

P.E.C.c. Le Regole Nascoste della Vita
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Tutto sotto controllo
Nuotare dà una bella sensazione di libertà.
L’acqua gorgoglia pigra nel perenne riciclo.
Osservo la corsia, i galleggianti divisori, bianchi e azzurri alla partenza, in tinta con il resto della piscina. Quelli rossi a metà della vasca.
Seguire quella linea bianca sul fondo azzurro dà un senso di sicurezza. Non puoi sbagliare strada.
Anche le luci sul soffitto trasmettono serenità: a ogni virata le trovi sempre lì, ad attenderti, a controllare che tutto sia sotto la supervisione degli assistenti bagnanti.
Nuotare in piscina è catartico, non devi pensare dove andare. Tutto è delineato con precisione, senza margine di errore. Tutto sotto controllo o quasi.
Già… perché questo immaginario acquarello è disturbato dagli altri, quelli che come me cercano di tenersi il loro spazio di acqua.
Non sono brava a nuotare, me la cavo ma sono pigra, tanto che mi piace di più stare a guardare.
Così come guardo il braccio destro uscire dall’acqua e ruotare sopra la testa, lo osservo gocciolare e poi discendere e tuffarsi un po’ più in là, per spingermi più avanti.
Faccio lo stesso con il sinistro ma non ho le medesime sensazioni.
Do due colpi di gambata e poi ricomincio.
Guardo il braccio destro uscire dall’acqua, sollevarsi in alto, a toccare le luci del tetto e… torno a quarant’anni prima.
Sono stata una brava bambina, diligente, sveglia, alta e di sana corporatura. Pronta a vivere il meglio della vita, sempre sorridente, anche quando sorridere era arduo per tutti gli altri. Ma io ero ottimista per natura.
Poi tutto cambiò e la mia vita virò per sempre.
La malattia si portò via la mamma non appena raggiunsi l’adolescenza. Che pessima coincidenza.
Penso che avrei sofferto meno se fosse successo anni prima, da bambina. Magari non sul momento, ma con il passare del tempo me ne sarei fatta una ragione, avrei portato avanti la mia vita e non quella degli altri.
Rimango lì, a osservare il braccio sollevato accarezzare una trave del soffitto, le gocce di acqua che scorrono seguendo le linee delle vene.
...
Estratto dal libro “Non si sfugge a Sé Stessi”.