

P.E.C.c. Le Regole Nascoste della Vita
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Utopia Esistenziale
Utopia indica un ideale, un pensiero, una proposta, una soluzione individuale, sociale, culturale o politica che risulta non attuabile da chi la valuta, nel momento in cui viene formulata. Può essere chi stesso la propone a considerarla irrealizzabile o insostenibile, se non riesce a trovare gli strumenti per realizzarla; oppure, essere chi ascolta a considerarla assurda e priva di fondamento per essere reale o realizzabile.
Durante l’infanzia l’Utopia Esistenziale non esiste: nessuna bambina o bambino (creatura Infantile) si pone limiti nell’immaginare quello che vuole diventare o vuole fare: vivono nel Qui e Ora dove tutto è possibile, finché non vengono condizionati dalle forme-pensiero, esperienze e sapere altrui (genitori, società). Lo fanno attraverso quello che gli adulti definiscono il gioco, ma di fatto è una messa in atto della propria intuizione o intenzione.
Per i bambini giocare è un’Azione Esistenziale, perché si mettono in Competizione e in Relazione tra loro, per determinare le gerarchie, creando alleanze con quelli che riconoscono i loro Bisogni e Propositi. Imparano come affrontare il Rischio Esistenziale del Territorio Gioco (l’ambiente e i nemici, quelli che intendono imporre i propri Bisogni e Propositi).
Tutto è possibile finché la loro immaginazione rimane dinamica e non statica. Sperimentando apprendono i loro Talenti, i limiti fisici e tecnici delle loro idee; le loro abilità crescono con l’agire e, se aiutati dai genitori o da altri adulti, imparano nuove soluzioni per potenziare e completare i loro Progetti o i loro Propositi.
Prendiamo i giocattoli come esempio: non si tratta di comprare oppure no un giocattolo o un videogioco, ma di relazionarsi in un rapporto di condivisione e comprensione reciproca (Relazione Esistenziale tra Creatrici e Creatori nel Rispetto Reciproco).
Il genitore potrebbe chiedere alla figlia o al figlio perché proprio quel giocattolo, che tipo di gioco potrebbe fare, quali storie potrebbe creare e quale sarebbe il suo ruolo, chi dei componenti della famiglia o delle amicizie vorrebbe coinvolgere. Insomma, andare oltre l’oggetto stesso e farli condividere le loro idee e la loro immaginazione. Potrebbero consigliare di tornare a casa e scrivere una storia con protagonista il giocattolo e, solo dopo, valutare insieme se è ancora così interessante da valere i soldi che costa alla famiglia, di cui lei o lui è parte integrante. Questo non avviene nel Programma Famiglia Privata Infantile, perché i genitori stessi non hanno ricevuto da bambini quel Rispetto e vissuto quella condivisione. Se ci sono i soldi, spesso il giocattolo viene comprato, così poi il figlio sta buono, non fa i capricci e per un po’ lascia in pace i genitori.
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Estratto dal libro “Non si sfugge a Sé Stessi”.